l’atroce prezzo della liberazione

l’atroce prezzo della liberazione

l’atroce prezzo della liberazione

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Paolo si è messo nella delicata posizione di dover raccontare alle due donne le nefandezze consumate dalle truppe coloniali francesi, sulla popolazione civile, dopo l’ultima battaglia di Cassino. Non sa da dove cominciare, non vorrebbe nascondere la verità ma, allo stesso tempo, è troppo cruda per narrarla senza girarci un pochino intorno. Così comincia in maniera molto generica sperando di aggirare l’ostacolo.
“Dovete sapere che gli alleati pensavano che fosse abbastanza facile sfondare la Linea Gustav, quando sono arrivati a gennaio, invece si sono trovati impantanati in una guerra di posizione.”
“Sinti Paolo, si parli accussì i’ non te capiscio e tu lo sai” dice Maria Civita“o parli facile o è meglio che te stai zitto.”
“Allora me sto zitto!” Paolo vorrebbe davvero ma sa che è solo un modo di dire quello usato da Maria Civita.
“Té voglia de pazzià? Iammo, conta ch’è succeso.”
“E va bene! Volete proprio sapere come stanno le cose?”
“Sì, lo volemo sapè! Volemo sapè tutto.”
“Pure se so brutte assai?” temporeggia Paolo.
“Ancora? Sì, volemo sapè tutto!” Maria Civita e Francesca sono ferme nella loro intenzione.
“Allora, mentre a Traetto e a Santa Maria hanno bombardato le case, a Esperia e Pontecorvo, hanno massacrato la popolazione.”
“Come, come? Spiega meglio. Che vordì massacrato? Gli hanno accisi tutti quanti?”
“No, hanno fatto peggio.”
“Peggio de sparà? E che ha voluto esse?
“Vi ho avvisato che sono cose bruttissime e forse è meglio non saperle”
“Dicce come è stato. Chi è stato? Gli tedeschi?” insistono le due donne.
“No, questa volta i tedeschi non c’entrano. Sono stati gli alleati, i goumiers”
“Chi? E mo’ chisti chi so’?”
“Sono marocchini, stanno con le truppe francesi.”
“E gli francesi e gli marrucchini chi gli ha chiamati?”        
“Cara Maria Civita, quante cose non sai. I francesi sono alleati degli Inglesi e degli Americani e perciò anche alleati nostri.” Paolo tenta di spiegare
“Mo’ n’ce sto a capisce chiù niente. Dapò me spieghi che significa ‘ddavero alleato” dice Maria Civita “mo facce sape’ ch’è succeso”
“Non vi basta sapere che hanno massacrato la popolazione?”  Paolo spera di finire lì il resoconto.
“Paolo, e basta, muvete a parla’” Maria Civita e Francesca sono sempre più convinte di voler conoscere i fatti, anche perché in quelle zone vivono dei loro parenti.
“Beh! Siccome gli alleati già avevano provato tre volte a cacciare i Tedeschi da Cassino e tutte e tre le volte hanno fallito, allora hanno pensato di studiare un’altra strategia e di non tentare di sfondare la linea proprio a Cassino, ma dalle parti nostre, partendo da Castelforte , passando per Esperia , fino a Pontecorvo e così arrivare alla Casilina.     
“Ah! propio dalle parti noste? Ce l’hanno fatta?”
“Sì, ma il comandante alleato per far combattere i marocchini come degli indemoniati ha promesso che se vincevano la battaglia dopo, per 50 ore, potevano fare tutto quello che volevano, senza che nessuno sarebbe intervenuto. Sarebbero stati completamente liberi di fare tutto ciò che volevano, bastava stanare i Tedeschi.”
“Come saria tutto quello che volevano?” le due donne intuiscono ma non capiscono bene e sgranano gli occhi.
“Sì, avete capito tutto. Gli hanno promesso pure che potevano abusare delle donne. Questo dopo che li hanno tenuti per mesi in isolamento in un campo recintato con il filo spinato, per paura che violentassero le donne della zona”
“Gesù, che ‘nfamità! E l’hanno fatto ddavero
“Eccome se l’hanno fatto. Non hanno avuto neanche rispetto per le bambine di pochi anni, né pe le vecchie di oltre ottanta. Hanno sfogato tutta la voglia che avevano in corpo. Lo sapete che, purtroppo, l’uomo senza una femmina diventa animale.”

Dalle bocche di Maria Civita e Francesca non esce suono, solo gli occhi parlano.
“E non si sono fermati alle femmine, neanche gli uomini si sono salvati” continua Paolo.
“Pure gli’ ommene?” qui lo stupore di Maria Civita è sincero.
“Sì, e non si è salvato neanche il prete, lo hanno talmente martoriato che è morto dopo un paio di giorni.”
Comincia a essere troppo per Maria Civita, ha la faccia bianca come la cera ma Paolo, ormai vuole concludere. Per lui è anche un modo di sfogare la sua rabbia.
“…e qualche uomo che ha tentato di difendere la moglie o una figlia o la mamma lo hanno infilzato su un palo. Li hanno trattati come carne di maiale.”
“E nisciuno gli ha fermati? Nisciuno ha ditto niente?”
“No, vi ho detto prima che per farli combattere contro i Tedeschi gli hanno promesso proprio che potevano fare gli animali, per cinquanta ore de fila. Che schifo, che vergogna.”
Maria Civita ha un conato di vomito e corre in cucina. Francesca la segue per assisterla. Paolo decide di smettere di narrare. Non vuole più riferire di uomini privati della dignità e della vita, di bambine violentate mentre giocavano con la bambola, di vecchie oltraggiate davanti ai familiari, di donne che certamente si troveranno ad affrontare una maternità amara, disgustosa, di segni indelebili lasciati su un’intera popolazione ignara dei giochi dei potenti; di come quella popolazione, pur nella sua offesa dignità, per riscattare il proprio pudore saprà tenersi tutto dentro. Soffrirà in silenzio, rendendosi colpevole di non gridare al mondo intero l’oltraggio subito, oltraggio che agli occhi del  mondo, non arriverà mai. E loro, sì, proprio  loro, gli alleati, quelli che hanno  immolato la popolazione inerme, esulteranno della vittoria, senza raccontare che hanno camminato su un tappeto di sangue e carne innocente per arrivare alla liberazione. Paolo continua a parlare soltanto di case distrutte, di furti, di altri misfatti che sono sempre poca cosa rispetto al massacro di vite umane.
Un po’ di acqua alle tempie, tanta buona volontà e Maria Civita si riprende. Non ha più la forza di ascoltare. Alla morte immediata per arma da fuoco si è abituata ma alla malvagità e alle nefandezze no! Ha saputo abbastanza per spostare in secondo piano la preoccupazione per la sua casa, che forse è distrutta. Però ha un dubbio, un tarlo che nessuno potrà toglierle, sa che  non crederà alla risposta che le verrà data, in ogni caso la rivolge ad Paolo:
“Paolo, ma è sicuro che alleati signica amici? E’ sicuro che non so’ nemici peggio degli tedeschi? A me me sembra che tutti portano morte, compresi tanti italiani.”
“Purtroppo la guerra è morte. E non sempre si capisce cosa passa per la mente di chi comanda.”