il linguaggio delle pentole

il linguaggio delle pentole

il linguaggio delle pentole

Alzatasi all’alba, Maria ha sfacchinato tutta la mattina per preparare un’enorme teglia di lasagne, con la sfoglia tirata ancora a mano, come le ha insegnato la nonna.
Eccole lì, profumate e invitanti, pronte a sfamare tutta la sua numerosa famiglia, generi e nipotini compresi.
La sua è una famiglia quasi vecchio stile. Ora non se ne trovano più di così numerose. Le coppie, se si sprecano, arrivano a due figli, non come lei che ne ha avute cinque, tutte femmine. Il marito avrebbe voluto un maschietto ma lei non l’ha mai considerata una questione vitale quella del sesso. Anzi, un po’ egoisticamente, ha sempre sguazzato in mezzo alle sue figlie, come una chioccia, e si è sempre compiaciuta tutte le volte che la gente le diceva che sarebbe stata fortunata per la vecchiaia, perché le figlie sono figlie mentre le nuore sono tutta un’altra pasta. E poi, le sue, anche a giudizio degli altri, sono delle brave ragazze e sa che le vogliono bene.
Comunque i tempi sono cambiati e troppi figli non si possono proprio più avere. Uno sguardo all’orologio e, abbandonando le sue fantasticherie, Maria si decide ad apparecchiare. Lentamente, senza troppa voglia, apre la credenza, una di quelle credenze, tutta intarsi e ghirigori, che era appartenuta alla nonna. Prende un piatto, una forchetta, uno di tutto e li mette a tavola. Solo un coperto, tanto sa che a pranzo sarà sola.
Guarda la tavola apparecchiata, guarda la grossa teglia e pensa che deve decidersi ad accettare che le figlie, ormai, hanno preso la loro strada.
E’ inutile rincorrerle con le vaschette d’alluminio piene di lasagne, o di fagioli cotti, o di verdura lessa. Deve farsene una ragione. Tutte le sue bambine hanno iniziato un percorso che non ruota intorno a lei.
Questo la sua mente lo sa benissimo ma il cuore si ostina a pensare che nulla sia cambiato, anche se da tutte le parti i segnali che arrivano dicono chiaramente il contrario.
In casa non c’è più nessuno che crea disordine, niente fila al bagno, niente doppia lavatrice ogni giorno, niente amiche che arrivano a pranzo all’improvviso.
Non si odono più i litigi per una gonna usata senza chiedere il permesso alla legittima proprietaria. E’ anche capitato che litigassero tutte e cinque insieme con lo schiamazzo che si può immaginare.
Ora, invece, la vita appare tranquilla e rilassata. Troppo tranquilla! troppo rilassata!
Maria, che durante il giorno si tiene occupata con i lavori domestici e con i suoi molteplici hobbies, la sera non riesce a liberarsi da quel senso di oppressione che la invade, inconsapevolmente, quando va a chiudere le persiane.
“Questa è l’ora che volge al desìo…” puntualmente le vengono in mente questi versi e ne consegue lo stato d’animo di un’ attesa che sa essere vana.
Un’altra giornata è passata e nessuno rientrerà in casa per condividere il risultato della giornata.
L’occhio le va alle pentole, tutte allineate, e le si proiettano davanti le vicende della sua famiglia. In fondo non è molto difficile leggervi il messaggio che trasmettono. Il loro linguaggio non dà adito a equivoci: pentole piccole = famiglia piccola; pentole grandi= famiglia numerosa.
Sono tutte lì. Un po’ in disparte ci sono quelle formato ridotto di quando erano in due, le ha usate fino a quando le figlie non sono aumentate di numero e, crescendo, hanno sviluppato un vigoroso appetito. Man mano che loro crescevano, cresceva anche il numero e la dimensione delle pentole. Poi sono arrivati i fidanzati e la casa si è riempita. Le pentole diventavano sempre più grosse e la gioia di Maria aumentava perché pentole di quelle dimensioni significavano avere tutta la famiglia intorno. Ad un certo punto, inevitabilmente, è cominciato il processo inverso. Sono cominciati i matrimoni. Se ne è andata via la prima, poi la seconda, poi la terza, poi la quarta e anche la quinta.
La casa si è svuotata ma le pentole grosse sono lì, Maria non le ha mai volute mettere da parte e continua a usarle per dare sfogo a quell’intimo desiderio di rivederseli tutti intorno, proprio come una volta. Non appena si presenta un’occasione cucina per tutti. Se le viene voglia di qualcosa di appetitoso non prepara solo per sé ma riempie i pentoloni e poi distribuisce nei contenitori di alluminio. Non lo dice a nessuno ma sa che, far venire le figlie a prendere il cibo, è un’occasione in più per vederle. A volte capita che, per mancanza di tempo, qualcuna di loro non viene a ritirarlo e, allora, Maria si domanda se non sarebbe l caso di smettere di pretendere che le figlie restino legate a lei.
Guarda le pentole, quelle grosse, con risentimento, come se la responsabilità della sua solitudine fosse loro. Sta progettando di toglierle di mezzo e sa che quando ci riuscirà, sarà perché avrà accettato, anche nel suo intimo, che la sua famiglia è soltanto lei e nessun altro.

28 febbraio 2004

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